E niente, il Vinòforum continua a rappresentare un appuntamento immancabile per Roma ed il più importante del Centro-Sud Italia. Anche quest’anno, nonostante l’emergenza Covid, i romani ben attrezzati di mascherina ed autocertificazione hanno varcato numerosi la soglia d’ingresso del Parco di Tor di Quinto, vastissima zona verde dove la manifestazione ha potuto svolgersi in totale sicurezza. Molteplici le occasioni proposte non solo in campo enologico (2.000 vini in degustazione), ma anche nel food con piatti dei migliori chef stellati e di grandi osterie della Capitale e del Lazio, organizzati in temporary restaurant.
Ma non solo.
Sono state organizzate degustazioni di olio, di caffè, di sigari in abbinamento a distillati e vini. Ed è qui che mi sono soffermata, attratta da una pratica ben conosciuta dagli appassionati del genere, ma meno nota ai più, specialmente in pairing col vino.
Quando parliamo di una degustazione sigaro-vino parliamo comunque di un incontro tra prodotti di eccellenza. Quella a cui ho partecipato era di sigaro Toscano Puccini in abbinamento ai prestigiosi vini dell’Irpinia, quelli della Tenuta Cavalier Pepe.
Il sigaro Toscano Puccini nasce per celebrare la toscanità del Maestro di Lucca, città dove risiede uno degli stabilimenti di Manifatture Sigaro Toscano in cui si produce proprio questa tipologia.
Come le opere del grande musicista, il sigaro Puccini è una sinfonia di gusto, con un inizio soave ed un finale di forza.
Quello che sorprende sin da subito è il colore scuro ed omogeneo di questa fascia selezionata di Kentucky della ValTiberina che, per la prima volta nella storia del sigaro a marchio Toscano, viene fermentata.
Un processo innovativo che garantisce la nascita di microfermentazioni che troveranno successivamente piena espressione durante la fumata. La fermentazione permette infatti di affinare il gusto normalmente grezzo della fascia della Valtiberina in blend col tabacco nordamericano.
Ma mai avrei pensato che si potessero sposare così bene un sigaro ed un vino…
La spiccata freschezza di uno spumante, tramite l’anidride carbonica, ripulisce la bocca ad ogni sorso, permettendo così di poter meglio apprezzare ogni boccata fumosa.
In questo caso l’abbinamento è stato con lo spumante Oro della Tenuta Cavalier Pepe, uno charmat di uve autoctone a bacca bianca allevate sui territori argilloso-calcarei di Luogosano e S.Angelo all’Esca, in provincia di Avellino. Brillante e delicato, dalle note di agrume, mela verde e leggero tropicale, dal sorso elegante e lievemente sapido, ha accompagnato molto bene il passaggio continuo fra la materia liquida e quella gassosa, riequilibrando ad ogni sorso un palato orientato alla basicità del sigaro.
L’incontro con i vini rossi è invece una storia più complessa: il sigaro in genere presenta decisi sentori di legno e pertanto, per il giusto abbinamento, p.es. con un sigaro Toscano, necessitano vini molto morbidi o vini dal lungo affinamento dove il tempo abbia ben operato sulla trama tannica.
È un incontro di sintonie che solo i grandi rossi sanno donare: in questa occasione il Taurasi DOCG Opera Mia, sempre di Tenuta Cavalier Pepe, è un Aglianico in purezza, con una macerazione sulle bucce di 20 giorni ed un lungo affinamento di 12 mesi in barriques francesi, 24 mesi in vasche di cemento ed ulteriori 12 in bottiglia. Decisamente un vino complesso e profondo, persistente, ricco di frutto rosso e di sentori golosi di cioccolato e caffè.
A proposito, ho anche scoperto che esistono sommelier in grado di selezionare il matrimonio perfetto tra fumo e vini. Come Marco Tonelli, primo habanos sommelier italiano e finalista ai campionati del mondo della categoria a Cuba nel 2015.
“Lasciate perdere i distillati — consiglia Tonelli — meglio i vini, che rinfrescano il palato grazie alla temperatura di servizio. Ma anche grazie al grado di acidità che stimola la salivazione”.