La bella vulcanicità dei territori intorno a Roma meriterebbe sempre vini di grande livello, ma ciò non accade poi così spesso. I 75 anni dalla nascita della storica Cantina Sociale di Marino sono stati l’occasione per intervistare il suo Presidente, Luigi Caporicci, che nella serata del 2 dicembre ha presentato la linea Vinea Domini arricchita di quattro etichette di vitigni autoctoni, due DOC Roma, bianco e rosso, e due DOCG, il Frascati Superiore ed il Cesanese del Piglio. Ad accoglierci il Friccicore di Natale, una Malvasia Puntinata appena mossa e tanti sommeliers della Delegazione FISAR Roma e Castelli Romani affiancati da cuochi del territorio con i loro gustosissimi abbinamenti culinari.
Luigi Caporicci, lei è presidente della Cantina Gotto d’Oro dal 2003. Ha anche un’azienda personale?
Si, infatti è da piccolo che nasce la mia passione per il vino. Mio padre produceva e vendeva direttamente vino, ma eravamo una piccola realtà, per cui siamo poi diventati conferitori alla Gotto d’Oro, ed è così ormai da 40 anni. La mia azienda è in località Palazzo Morgano, area industriale di S. Palomba.
Quando nasce la Cantina Gotto d’Oro?
Nel 1945 quarantuno agricoltori si riunirono con l’obiettivo di distribuire il proprio vino nel Nord Italia, rilevando il vecchio Monopolio nel comune di Ciampino, un enopolio di epoca fascista gestito in autarchia e che, bombardato durante l’ultima guerra, fu rimesso in piedi da questi coraggiosi. Nacque il Consorzio Goccia d’Oro. In seguito, dopo lunga vertenza, il nome dovette trasformarsi in Gotto d’Oro, ispirandosi ad un bicchiere di tradizione veneta su suggerimento di un componente veneto del Consiglio di Amministrazione di allora. Le prime regioni dove la Gotto d’Oro iniziò a vendere sono quelle dove ancor oggi, dopo 75 anni, abbiamo il maggior mercato di vendita, cioè Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna: il Piemonte addirittura è il maggior consumatore del nostro vino rosato nel formato da un litro e mezzo.
Attualmente quanti soci ha la Cantina?
Ora siamo rimasti in 220 poiché negli anni si è verificato una sorta di abbandono a causa di una volontà degli agricoltori di voler estirpare le vigne, ma soprattutto a seguito della vendita dei diritti di coltivazione che il Nord ha conquistato con la vicenda Prosecco. Molti invece sono rimasti e ci hanno seguito nella sperimentazione, come p.es., per la linea Vinea Domini.
A proposito, come funziona questa storia dei diritti in altre regioni?
Ormai si è abbastanza rallentata grazie ad una revisione della legislazione al riguardo. Purtroppo qui nel Lazio non compresero, a suo tempo, quanto si sarebbe rivelato deleterio un comportamento simile di mancata tutela del territorio, a differenza di Toscana e Sicilia che invece concessero la cessione dei diritti solo all’interno della stessa Regione. Finito il tempo della bassa qualità, ora anche qui si viaggia su altri livelli.
Come nasce la linea Vinea Domini?
Quando fu eletto Papa Ratzinger, il novello papa si definì come un “umile lavoratore della vigna del Signore”. Ecco, da qui l’illuminazione per il nome dei nostri vini di alta gamma, un’idea che registrammo subito. Nella convinzione che molti vitigni internazionali fossero originari proprio del nostro Paese, convincemmo l’allora vicepresidente di Gotto d’Oro a reimpiantarli. Alcuni nostri soci si sono convinti anch’essi a coltivarli e a sperimentare con noi per nove anni. La linea è stata quindi poi lanciata nel 2018 e ancor di più riproposta con successo allo scorso Vinitaly.
Perché questa “selezione” è stata operata solo verso i vitigni internazionali?
Abbiamo iniziato proprio da questi nella convinzione di poter creare qualcosa allo stesso livello francese se non migliore, con l’aiuto dei nostri suoli vulcanici. Ma abbiamo idee anche per gli autoctoni: ecco che oggi proponiamo un Roma DOC ed un Frascati Superiore DOCG, ma continueremo anche con la Malvasia del Lazio e col Marino. Per il Cesanese del Piglio DOCG abbiamo fatto un accordo con un’azienda del luogo, ma produrremo anche un Cesanese IGT. Il nostro messaggio è questo: noi produciamo vino per le famiglie italiane, nel quotidiano così come per le grandi occasioni.
Quali sono i numeri della vostra attuale produzione.
8 milioni di bottiglie per la GDO, ma solo 40-50.000 bottiglie per la nuova linea Vinea Domini, destinata esclusivamente alle enoteche e alla ristorazione, in vendita in sede o con referenti diretti, ed è una nicchia che vogliamo preservare.
Su quali mercati siete presenti all’estero?
Attualmente l’estero rappresenta solo il 6-7% delle nostre vendite, ma stiamo crescendo. Germania, USA, Canada e qualcosa in Cina principalmente con la Vinea Domini ed il Korex rosso (Merlot) della linea Mitreo. Attendiamo le giuste occasioni che nella vita degli imprenditori, si sa, sono sempre determinanti. Nel frattempo abbiamo ricevuto plausi da diversi fronti, sia dei sommeliers sia dei ristoratori che confermano, tra l’altro, le loro affermazioni attraverso i loro stessi ordini di acquisto. Ricordo il caro Daniele Maestri che ci definì “l’anello mancante nel Lazio” dedicandoci un bell’articolo che ci riempì di soddisfazione. Ecco, io penso che d’ora in poi sarà solo tutto un crescendo.