Nell’ambito dell’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano, quest’anno è stato presentato un bel progetto, frutto di analisi e studi durati circa cinque anni, che regalerà a questa denominazione nuova energia e consapevolezza, promuovendo al contempo l’intero territorio.
Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano ha approvato all’unanimità la proposta di inserire nel disciplinare la menzione Pieve in etichetta per le Selezioni delle aziende, tra l’altro già a partire dalla vendemmia 2020, ripartendo tutto il territorio della DOCG appunto in 12 Pievi.
La Pieve è un concetto enologico e produttivo che affonda le sue radici nel passato ma che oggi guarda prepotentemente al futuro, superando il concetto delle Unità Geografiche Aggiuntive perché non si tratta di una zonazione ma di una ripartizione secondo antichi toponimi, che qui vorrei approfondire andando oltre la mera notizia più o meno diffusa dai social.
Alla tavola rotonda dell’Anteprima erano presenti diversi protagonisti di questa nuova pagina di storia del Nobile: ho deciso pertanto di sintetizzare i loro singoli interventi in modo da evidenziarne il contributo personale.
Nell’ambito dell’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano, quest’anno è stato presentato un bel progetto, frutto di analisi e studi durati circa cinque anni, che regalerà a questa denominazione nuova energia e consapevolezza, promuovendo al contempo l’intero territorio.
Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano ha approvato all’unanimità la proposta di inserire nel disciplinare la menzione Pieve in etichetta per le Selezioni delle aziende, tra l’altro già a partire dalla vendemmia 2020, ripartendo tutto il territorio della DOCG appunto in 12 Pievi.
La Pieve è un concetto enologico e produttivo che affonda le sue radici nel passato ma che oggi guarda prepotentemente al futuro, superando il concetto delle Unità Geografiche Aggiuntive perché non si tratta di una zonazione ma di una ripartizione secondo antichi toponimi, che qui vorrei approfondire andando oltre la mera notizia più o meno diffusa dai social.
Alla tavola rotonda dell’Anteprima erano presenti diversi protagonisti di questa nuova pagina di storia del Nobile: ho deciso pertanto di sintetizzare i loro singoli interventi in modo da evidenziarne il contributo personale.
Andrea Rossi (Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano) ha riferito come i produttori abbiano voluto rileggere storia e tradizione nel voler produrre una nuova tipologia di vino, sottolineando il fatto che si sia ripartiti con una Governance condivisa e, di conseguenza, una denominazione rafforzata. Il progetto era già stato approvato a marzo, inserendo in etichetta anche la dicitura TOSCANA, con l’0biettivo di dar voce alle diverse interpretazioni del Sangiovese nelle varie zone e la possibilità di creare in seguito anche un database.
Luca Tiberini (VicePresidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano) : “Il tempo del Covid ci ha fatto riflettere e partorire questo progetto”. E’ lui che per primo ha proposto il termine di Pieve e pertanto ha illustrato gli albori di questo Progetto, concretizzatosi attraverso l’abbandono delle solite lotte interne e la riscoperta e la valorizzazione della storia millenaria del Nobile di Montepulciano grazie al supporto di soggetti esterni come specialisti del settore e giornalisti: in fondo si parlava di Pievi già nel 793 e del vino di Montepulciano nell’ambito dell’Esposizione Universale del 1873…
Andrea Lonardi (Presidente della Commissione Qualità Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano) crede fermamente nel Brand Book, uno strumento di comunicazione tra il pubblico e il marchio, una “guida allo stile” di un Brand. Si tratta di un importante strumento di marketing territoriale che dovrà includere una proposta di valore tale da rendere il vino Nobile speciale e ben distinguibile. E’ stata una scelta moderna di governance e un lavoro dove è esistita una metodologia molto “visiva”: design del perimetro generale dell’area-progetto, poi diviso in sub-aree come vigneti, vitigni, etc.
Le basi identitarie delle Pievi si possono riassumere in un approccio stilistico definito, una precisa definizione dei confini delle Pievi, uno storytelling innovativo e una concezione che vede il vino di Montepulciano “Nobile per il suo passato ma moderno nelle sue scelte”, con l’intento di uscire fuori da quella condizione storica di “figli minori” di Montalcino e di mutare il target, l’anagrafica dei consumatori.
L’intervento di Riccardo Pizzinelli (Presidente della Società Storica Poliziana che cura una rivista in collaborazione con il Consorzio) si è centrato invece sul valore storico e culturale delle Pievi sul territorio. In pratica le Pievi erano, in passato, sia l’edificio sia il territorio di riferimento: in epoca medievale i catasti storici erano basati su toponimi, solo successivamente sulle UGA (Unità Geografiche Aggiuntive). Da qui sono scaturite (ma non ne sono la precisa corrispondenza) le 12 Pievi in questione: Argiano, Ascianello, Badia, Caggiole, Cerliana, Cervognano, Gracciano, Le Grazie, Sant’Albino, San Biagio, Valardegna e Valiano.
Non poteva mancare il contributo del nostro primo Master of Wine, Gabriele Gorelli, che si è soffermato sul valore identitario delle Pievi nello scenario vitivinicolo toscano e sulla necessità di un processo di cambiamento dovuto e fondato su basi culturali, antropologiche e paesaggistiche.
Un cambiamento e una confluenza fra vino di territorio e vino di metodo per una denominazione così storica in un panorama abbastanza immobilista. Secondo lui questo è un momento storico paragonabile a quello del 1° luglio 1980, data di nascita della DOCG Vino Nobile di Montepulciano: il proporre oggi caratteri unici, identitari ma anche innovativi, la pone all’avanguardia di un movimento che renderà più contemporanei i vini italiani.
Riccardo Viscardi (vicecuratore Guida Doctor Wine) si è soffermato sugli elementi di comunicazione più efficaci a promuovere il Progetto Pievi.
Partendo dal presupposto che sia stato un percorso comune ricco di molteplici idee innovative, precisa che il termine Pievi condensa in sè il concetto di un territorio con specifiche caratteristiche ed un preciso disciplinare in un’unicità di territorio: ecco perché non si parla di UGA ma di unicità di paesaggio, che non ha nulla a che vedere con la zonazione o con i suoli, ma con un’uniformità di flora, fauna e caratteristiche climatiche.
Altro punto cardine di questa nuova idea di creare un vino di territorio è l’istituzione di una Commissione Qualità Consorzio creata dagli stessi produttori, per il controllo del rispetto dei termini necessari all’ottenimento della denominazione Pieve secondo le modifiche introdotte nel Disciplinare, prima dell’imbottigliamento e dell’usuale certificazione di controllo di Valoritalia.
Ed infine Giovanni Capuano (Presidente Commissione Assaggio Valoritalia) ha raccontato proprio di queste modifiche al Disciplinare, attualmente in corso di approvazione.
Tra gli aspetti di produzione :
– Vigneti di almeno 15 anni
– una produzione per ceppo di max 2,5 kg
– un uvaggio di Sangiovese minimo 85% con un massimo di mammolo o colorino o ciliegiolo al 15% e di canaiolo al 5%
– affinamento in legno di minimo 15 mesi per un affinamento totale di almeno 36 mesi, con la prima uscita prevista dunque per il 2024.
A seguire, si è avuta l’opportunità di degustare i prototipi dei vini di queste 12 Pievi e qui di seguito riporto le relative sintesi di note, in ordine di somministrazione:
- Pieve di Cervognano : sangiovese in purezza, profondo, scuro, concentrato, sapido-
- Pieve di Cerliana : sangiovese in purezza, erbe aromatiche e balsamiche, succoso) -*
- Pieve Caggiole : sangiovese in purezza, frutto, viola, giuggiola, corpo pieno, tannino presente ma non aggressivo, intenso, speziato- **
- Pieve Sant’Albino : sangiovese 86% , frutto, erbe mediterranee, spezie, buona acidità, tannini non aggressivi, sapido con finale appena dolce-
- Pieve Valiano : frutto rosso croccante, molto fresco, speziato, tannini scorrevoli, retro di nota agrumata – *
- Pieve Ascianello : marasca, mora, aromatiche decise, tannini in evoluzione, sapido, nota dolce finale- **
- Pieve San Biagio (la pieve più alta, suolo sabbioso e argillo-limoso con componente calcarea) : fresco, frutto rosso, corpo pieno, tannini giovani ma dolcini – *
- Pieve Le Grazie : sangiovese con solo l’1% di colorino, frutto maturo, viola, spezie, pepe nero, tannini vivi –
- Pieve Gracciano : cupo, elegante, viola mammola, piccoli frutti, salmastro, pepe nero/ terra, persistente – *
- Pieve Badia : sangiovese 93%, canaiolo 3% e mammolo 4%, mora, ciliegia croccante, selvatico, liquirizia, anisette, chiodo, tannini fitti, polposo, finale avvolgente – *
- Pieve Argiano – sangiovese in purezza, ciliegia, mora, rosa, tabacco, dinamico, alcolico, bella acidità
- Pieve Valardegna : sangiovese 98% e colorino 2%, ciliegia matura, prugna, profondo e compatto, tannini in evoluzione –
Beh, va detto: il Sangiovese delle Pievi è proprio quello che avremmo voluto assaggiare già nelle degustazione generali, per la sua decisa caratterizzazione : esaltiamo dunque il fascino di questi vini perchè il Sangiovese si dimostra sempre assai generoso nel donare la sua personalità.