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Tommasi è una storica famiglia del vino italiano. Ormai alla quarta generazione, sono in nove, tra fratelli e cugini, a gestire attualmente questa grande impresa, ricca di progetti che investono in qualità, cultura enologica e ricerca. Questa azienda, nata nel 1902 con il bisnonno Giacomo nel cuore della Valpolicella Classica, nel corso degli anni ha operato importanti investimenti nei territori più vocati di tutta la penisola: si tratta di 780 ettari vitati situati in 5 regioni italiane (Veneto, Toscana, Basilicata, Lombardia e Puglia), oltre a due nuovi progetti, in Umbria ad Orvieto e  in Sicilia sull’Etna a Linguaglossa (si tratta di 15 dei 60 ettari vitati della Tenuta Le Chiuse del Signore, di proprietà del gruppo Gais Hotels), che rendono così la Tommasi una realtà non più solo veneta ma italiana.

Se chiudiamo gli occhi e immaginiamo il vino simbolo della nostra storia non possiamo che considerare l’Amarone – spiega Giancarlo Tommasi, enologo e direttore tecnico della Tommasi Family Estates. “Tutto ciò che siamo oggi è frutto del sogno del mio bisnonno, un contadino con una visione chiara ed una scommessa fatta sul territorio della Valpolicella Classica. L’Amarone ha reso il nostro territorio uno dei più rinomati al mondo. Per questo era doveroso da parte nostra omaggiare proprio questo vino, la cui prima annata risale al 1959, e che, grazie in particolare al lavoro della terza generazione e alla fiducia che i mercati ci hanno sempre riconosciuto, ci ha permesso di crescere, fare investimenti ed essere riconosciuti oggi fra i protagonisti dell’Italia del vino”. In affinamento Giancarlo predilige le botti grandi di rovere di Slavonia che donano maggiore possibilità di evoluzione al vino. Una scelta che rientra perfettamente nella sua “filosofia del tempo” poiché ritiene che queste botti rispettino il vino e non lo “forzino”, lasciando che il prodotto maturi nel modo più tranquillo.

L’Amarone viene prodotto principalmente dalle uve autoctone Corvina, Corvinone, Rondinella e Oseleta: la Corvina è predominante e conferisce raffinatezza, il Corvinone concentrazione e frutto, la Rondinella il gusto della ciliegia mentre l’Oseleta regala morbidezza ai tannini. Le sue note olfattive ci raccontano di prugna, marasca, rosa appassita e spezie, mentre in bocca si rivela la sua grande struttura ed intensità. La caratteristica della sua vinificazione risiede nell’appassimento delle uve, una tecnica originale della Valpolicella Classica: sulle arele, i tradizionali graticci di bambù, i grappoli vengono posizionati e lasciati ad appassire per 110 giorni. È necessario controllare le uve con molta attenzione affinchè  non ci sia un’eccessiva perdita di liquido e le uve in fase di pigiatura non risultino troppo asciutte. Del totale delle uve raccolte solo il 40 % diventerà vino.

Tommasi si può dire che rappresenti la storia della Valpolicella ma non solo, perché ha cercato di valorizzare ogni singolo territorio delle sue tenute vitivinicole attraverso l’esperienza e le competenze maturate nel settore con scelte incentrate sul terroir e sulla vinificazione: Tommasi in Veneto, Tenuta di Caseo in Lombardia, Casisano a Montalcino, Poggio al Tufo in Maremma Toscana, Masseria Surani in Puglia e Paternoster in Basilicata. Completa il quadro il progetto culturale e vitivinicolo De Buris, legato al territorio della Valpolicella Classica e all’Amarone Classico Doc Riserva. E’ attualmente presente in 70 mercati nei 5 continenti, maggiormente nel Nord America ed in Europa, in crescita in Asia e Oceania. Tutto ciò senza dimenticare la produzione degli altri vini rossi della tradizione del territorio: il Ripasso, il Valpolicella Classico Superiore ed il  Recioto.

Ed oggi celebra i suoi 120 anni dalla fondazione attraverso una collaborazione con Seletti, azienda leader del design italiano, dalla quale è nata la bottiglia Limited Edition di Tommasi Amarone della Valpolicella Classico Docg 2017, con un’originale etichetta in porcellana ed un esclusivo packaging. Le uve provengono dai cru La Groletta e Conca d’oro, nella zona collinare della Valpolicella classica, ed il vino affina in botti di rovere di Slavonia da 35 e 65 hl. Ulteriore esempio di convivenza fra lo stile del made in Italy e quello della tradizione familiare, improntata sul rispetto della vocazione dei singoli territori e sullo stabile rapporto di fiducia instaurato nel tempo con clienti e collaboratori.

In quest’ottica di notevole dinamicità, rammento inoltre il bel progetto inerente la loro tenuta Le Fornaci Lugana a Desenzano del Garda, avviato lo scorso aprile attraverso la firma di un protocollo d’intesa fra Tommasi e l’Ordine degli Architetti della Provincia di Verona per la realizzazione della nuova cantina di produzione ed accoglienza nel territorio del Lugana, che tra l’altro rappresenta la prima esperienza veronese di intesa tra una committenza di tipo privato e l’Ordine degli Architetti veronesi.

«Il Lugana è un vino elegante e intenso, che racchiude i profumi delicati e freschi del Lago di Garda – racconta Dario Tommasi, presidente Tommasi Family Estates –. È anche un vino storico, capace di esprimere le qualità di un territorio unico che la nostra famiglia, da generazioni, è impegnata a valorizzare. Il progetto Le Fornaci, con vini e la struttura della cantina che verrà, è nato proprio per questo: per rendere omaggio a paesaggi incredibili e a una regione vinicola tra le più vocate d’Italia attraverso i vini che produciamo, l’enoturismo e soprattutto quella cultura dell’ospitalità che da sempre ci contraddistingue».

«Le cantine oggi non sono solo edifici funzionali alla produzione ma veri e propri luoghi da vivere, aperti agli operatori e al territorio. Sono progetti che vanno inseriti in un preciso contesto ambientale e paesaggistico. In questa direzione, la scelta del concorso di progettazione quale strumento di “selezione” del progetto da realizzarsi – precisa Matteo Faustini, presidente degli Architetti di Verona – mette al centro dell’importante investimento previsto dall’azienda la qualità del progetto e il ruolo della figura professionale dell’architetto. Da sottolineare ancora una volta, dunque, la bontà e la valenza di questo strumento, che oggi coinvolge, sulla scia degli esiti ottimi sul fronte pubblico, anche una realtà territoriale privata di primaria importanza come Tommasi».