Situata in località Salaiolo sulla strada Provinciale dei Salaioli – l’antica strada del sale che, tra rovine etrusche, romane e borghi medioevali, collegava le saline con Siena e Firenze – troviamo l’Azienda Agricola Provveditore, 40 ettari di vigneto e circa 5000 piante di olivo nella Maremma Toscana, non lontano da Scansano, e con un frantoio di proprietà.
Poiché per la sua importanza questa strada doveva essere costantemente mantenuta in buone condizioni, fu nominato, tra il ‘700 e l’800, un “Provveditore dei fossi e dei fossati” il quale poi, innamoratosi del luogo, acquistò un podere che nel corso degli anni, pur passando di proprietà in proprietà, non mutò mai nome fino alla famiglia Bargagli, diventando così anche il nome della attuale cantina.
“Quando si parla di Azienda Provveditore si parla di famiglia” ci dice Cristina Bargagli, una famiglia con lei giunta alla quarta generazione. Erano i primi anni del ‘900 quando i bisnonni avviarono la loro attività dando vita ad una classica azienda agricola toscana, in cui si produceva un po’ di tutto: dal vino all’olio, dall’allevamento del bestiame alla produzione cerealicola. Il nonno decise poi di concentrare l’attività sulla produzione di vino e olio.
La svolta si ebbe agli inizi degli anni ’70 per opera del papà Alessandro Bargagli, il quale ebbe l’intuizione di imbottigliare il vino fino ad allora venduto sfuso.
Provveditore è stata tra le prime cinque aziende a far sì che nel 1978 nascesse la denominazione del Morellino di Scansano, sviluppatasi poi negli anni successivi, tant’è che la prima annata di Morellino di Scansano Provveditore risale al 1979.
Nel 2017 Cristina entra nella conduzione dell’azienda a pieno titolo, prediligendo, nella scelta dei legni utilizzati per l’affinamento dei vini, le barrique di rovere francese rispetto a quelle italiane. Agronomo è il papà Alessandro Bargagli, mentre Daniele Di Mambro è l’enologo aziendale.
Attualmente la cantina produce dalle 50 alle 70.000 bottiglie all’anno di Morellino di Scansano DOCG su un totale di 150.000; la riserva Primo nasce invece solo quando si rileva “l’eccezionalità dell’annata” ed in numero variabile dalle 2.000 alle 10.000 bottiglie. Tale Riserva si compone di un blend di uve all’85% Sangiovese, 10% Alicante e 5% Cabernet Sauvignon.
“Alcuni vigneti sono a cordone speronato ma molti a guyot, il terreno ha tanto scheletro collinare, tanto ‘sasso’ e non ha irrigazione. Un grande vino si fa nel vigneto, nel rispetto della terra e della vite, pertanto anche se non Bio, da noi si usa molto buon senso” ci racconta Cristina Bargagli, che mira ad aumentare le quota di vendita rivolte al mercato estero (attualmente intorno al 5-10%).
Si producono 3 tipologie di Morellino, ma non mancano i bianchi, tra cui si evidenziano Procanico (100% Trebbiano) dotato di buona struttura e “pensato come il vino di tutti i giorni” e Ansonaca (100% Ansonica – Ansonaca in dialetto), un vino quasi salino dalle note olfattive iodate, “pensato invece come vino della domenica”. La gamma delle referenze si completa con Casaiolo, un bel rosato da Syrah.
Nell’incontro di degustazione svoltosi a Roma presso il ristorante Ai Bozzi, sono state presentate diverse annate di Morellino di Scansano DOCG Provveditore, dalla più recente 2018 in cui il frutto rosso ed il tabacco si accompagnano ad una spiccata freschezza (nonostante i suoi 5 anni) ed un tannino educato, alla 2017 – prima annata affinata in legni francesi – in cui le note balsamiche la fanno da padrone. L’annata 2016 si caratterizza per la sua eleganza, nella 2015 torna ariemergere prepotente il frutto in un contesto di grande equilibrio, mentre la 2014 risente a tutt’oggi delle storiche avversità atmosferiche dell’annata (grande piovosità). Il fil rouge risulta comunque essere la costanza di una certa nota ematica.
Ma attenderemo con pazienza lo svelarsi di questo Morellino che è “ un vino – come ci conferma Cristina Bargagli – che ha bisogno del suo tempo per aprirsi ma che poi saprà davvero sorprenderci”. E lo abbineremo volentieri ad una zuppa toscana o una grigliata di carne rossa, magari al ritorno da una bella passeggiata a cavallo nelle campagne ancora incontaminate della Maremma grossetana.