Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale ha compiuto progressi notevoli in diversi settori, rivoluzionando il modo in cui operiamo, comunichiamo e persino creiamo. Uno degli sviluppi più sorprendenti è stato l’uso di sistemi di IA, come GPT (Generative Pre-trained Transformer), per assistere e, in alcuni casi, produrre interamente opere letterarie. Questo fenomeno ha aperto nuove frontiere nel mondo editoriale, offrendo prospettive sia entusiasmanti che dibattute.
In pratica l’autore delinea la trama principale e definisce i personaggi, mentre GPT genera dettagli narrativi, dialoghi e persino interi capitoli. Si dice che chi se ne avvale per scrivere un libro non lo faccia per sostituire il processo creativo umano, ma piuttosto per amplificarlo: GPT può generare idee, sviluppare trame e persino produrre bozze di capitoli basati su prompt specifici forniti dall’autore e questo permetterebbe agli “scrittori” di superare blocchi creativi, esplorare nuovi generi o stili narrativi e affinare le loro opere con suggerimenti inaspettati forniti dall’IA.
L’editoria assistita dall’IA è ancora in una fase nascente, ma è già molto utilizzata ed il suo potenziale appare immenso. Anche nel mondo del vino.
Avremo una maggiore personalizzazione dei contenuti con testi che si adatteranno ai gusti specifici dei lettori oppure offriranno narrazioni interattive basate sulle loro scelte. Inoltre, l’IA renderà la scrittura più accessibile a tutti, dando forma ad ogni possibile idea e fornendo piattaforme per esplorare temi complessi senza la necessità, da parte degli aspiranti “autori”, di approfondimenti e ricerche preliminari.
L’avvento di libri scritti con l’assistenza di GPT sembrerebbe dunque rappresentare un punto di svolta per il mondo letterario, una sfida alle nostre concezioni tradizionali di autorialità e creatività, offrendo nuove opportunità per esplorare le infinite possibilità della narrativa. Nessuno sembra preoccuparsi dell’impersonalità e del livello di qualità delle opere che ne deriveranno: la verità è che risulterà minata l’autenticità dell’espressione creativa umana, mentre il mercato sarà saturato da opere di bassa qualità e non più legate al merito individuale.
Come per ogni innovazione, sarà il tempo a determinare il ruolo definitivo dell’IA: sarà un viaggio forse affascinante, ma di sicuro potenzialmente pericoloso. Ne vedremo delle belle.