C’è qualcosa di nuovo sotto il sole.
Negli ultimi due decenni l’Abruzzo vitivinicolo ha vissuto una decisa ascesa in termini di qualità, riuscendo finalmente ad esprimere il potenziale enologico di questa terra. Ed è qui che le nuove generazioni di enologi ed imprenditori vitivinicoli hanno rivestito un ruolo fondamentale, grazie ad un differente approccio mentale rispetto al passato.
Ricerca della tipicità, originalità del prodotto e maggiore sensibilità hanno tracciato una nuova via da percorrere, sviluppando tecnologie rispettose dell’ambiente e della sua biodiversità. L’Abruzzo si sta quindi oggi affermando, specie all’estero, come una tra le regioni vinicole italiane più dinamiche.
Quando cerchi qualcosa di nuovo, le vecchie idee si rinnovano.
Nel 2019 i produttori del Consorzio tutela vini d’Abruzzo proposero l’introduzione nel disciplinare della menzione Superiore per le Dop d’Abruzzo e la riduzione delle IGT da 8 ad 1, proposta oggi divenuta realtà insieme all’introduzione di un nuovo modello Abruzzo. Semplificazione, segmentazione qualitativa, identità comune rafforzata e adeguamento al reale potenziale produttivo regionale saranno i suoi princìpi guida nell’ambito di un progetto globale che cambierà il panorama delle denominazioni della regione. Così come l’esistenza di un’unica IGT Terre d’Abruzzo fornirà di certo un’immagine più forte e coesa al territorio, che attualmente soffre di una certa frammentarietà.
La novità più immediata della vendemmia 2023 resta l’introduzione della menzione distintiva Superiore, volta ad esaltare quelle produzioni caratterizzate da accorgimenti produttivi più rigidi e destinate ad un affinamento delle riserve importanti, oltre che più funzionale ai fini della promozione sui mercati internazionali.
Il riconoscimento di Superiore permetterà anche di evidenziare in etichetta il riferimento a territori più piccoli e identitari come quelli provinciali e, in futuro, ancora più ristretti come i cosiddetti Cru, le Uga comunali, fino a giungere alla menzione di singola Vigna.
Pertanto le menzioni Superiore o Riserva saranno riservate solo alle nuove denominazioni provinciali Colline Pesaresi, Terre de L’Aquila e Terre di Chieti del Montepulciano d’Abruzzo Doc, che saranno obbligate ad inserirle in etichetta, mentre alle sottozone già esistenti Terre dei Vestini, Teate, Terre dei Peligni e Alto Tirino si aggiungerà quella di San Martino sulla Marrucina.
“Questa anteprima 2024 dei vini Colline Teramane Docg è l’ultima di un percorso cominciato nel 2020 e la prima sotto l’egida del Consorzio vini d’Abruzzo. Ecco perché per quest’anno abbiamo mantenuto la formula precedente: una degustazione in anteprima della Docg con una approfondimento dedicato al Montepulciano Doc. L’occasione di questo confronto permetterà di definire ancora meglio l’identità di Colline Teramane.” – così ha sottolineato l’ex presidente della Docg Colline Teramane, Enrico Cerulli Irelli.
“Colline Teramane non è solo una denominazione del Montepulciano, ma diventa oggi, a tutti gli effetti, portabandiera nel mondo della grande qualità dei vini abruzzesi” – ha proseguito Cerulli Irelli.
La sua superficie totale è di 172 ettari con una produzione annua di circa 600.000 bottiglie, di cui il 60% è destinato al consumo nazionale. Attraverso un importante studio di zonazione, la facoltà di agraria dell’università di Teramo evidenziò le potenzialità di questa storica sottozona, riconosciuta nel lontano 1995 e divenuta denominazione indipendente nel 2003 come prima DOCG d’Abruzzo.
Negli ultimi tempi molte aziende abruzzesi hanno accelerato l’attività dell’offerta enoturistica e la maggior parte proprio in provincia di Teramo, fra la Val Vibrata e la valle Piomba, bellissima zona fra le colline ed il mare.
Il vitigno Montepulciano d’Abruzzo, presente su 17.000 ettari, è senz’altro il più rappresentativo tra i vitigni abruzzesi e presente nella regione sin dalla metà del Settecento.
L’Abruzzo enoico all’estero
In un anno complicato per il mercato del vino italiano, l’Abruzzo è andato in controtendenza segnando a valore per l’export un bel +4,5%.
È quanto emerge dall’analisi dei primi nove mesi del 2023 dell’Osservatorio permanente Wine Monitor Nomisma, attivato nel 2019 dal Consorzio tutela vini d’Abruzzo per rilevare i trend dei vini della regione sui principali mercati ed attuare una strategia di promozione e comunicazione più efficace.
“Sappiamo di essere in un anno difficile per il mercato del vino italiano che vede l’export arrestarsi dopo numerosi anni positivi a causa di diversi fattori a partire dall’inflazione e dalla stretta monetaria. I vini d’Abruzzo reggono nei primi nove mesi analizzati dall’Osservatorio anche se con performance diverse sui vari mercati – ha dichiarato il Presidente del Consorzio, Alessandro Nicodemi -. Siamo cresciuti sui mercati europei dove spicca la Germania come piazza più importante per i nostri vini; calano invece i volumi negli Stati Uniti dove però il consumatore opta sempre più per i vini di fascia alta: lo stesso avviene sul mercato interno, riscontrando per il Montepulciano d’Abruzzo una crescita a valore del 2,2%”.
In effetti, nonostante la situazione generale dei vini rossi non sia attualmente delle migliori, la flessione registrata nei principali mercati (Usa e Germania) ha riguardato i volumi e non il valore.
Le sfide di oggi.
L’Abruzzo è una regione davvero ancora poco conosciuta all’estero.
Esiste ancora una tendenza campanilistica ed una frammentazione interna che deve essere assolutamente superata dal momento che è sempre più proficuo sostenere l’immagine di una regione in toto e solo in un secondo momento quella delle singole zone di produzione.
Significa parlare di vitigni e dell’ecosistema in cui un certo vino nasce e non solo della propria cantina e della propria etichetta perchè poi il non fare lavoro di squadra si rivela sempre un problema in contesto internazionale.
Oggi in Abruzzo sono tutti più consapevoli e riguardosi del territorio rispetto a parecchi anni fa in cui la modernità era rappresentata da un uso disinvolto di prodotti chimici che si pensava potessero costituire la svolta verso una nuova agricoltura, fatta anche di meno fatica e meno rischi.
Le vere sfide di oggi? Sono le stesse che accomunano tanti territori e tanti produttori. Oltre al cambiamento climatico, esiste il problema della transizione energetica e quello della gestione delle risorse idriche. Essere sul serio più sostenibili e più green è diventato un dovere ma anche una necessità: solo riducendo gli sprechi si riuscirà ad ottenere un nuovo equilibrio in grado regalarci un futuro.
Nel mestiere del produttore vinicolo sono all’ordine del giorno la frustrazione di un’annata andata male, lo sconforto di un prodotto poco apprezzato, un’iniziativa non realizzata. Ecco, forse è proprio questa la sfida delle sfide: riuscire a mantenere il proprio entusiasmo nel quotidiano e lavorare insieme per migliorarsi.