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Ho pensato a lungo come provare a raccontare a chi non l’avesse mai vissuta l’esperienza di un evento come Sicilia En Primeur e alla fine ho deciso di trasformare in parole un’immagine che la sintetizzasse un po’ tutta.

Ritrovarsi. Salutarsi e poi disperdersi come formichine in ogni dove del territorio per tre giorni per poi riunirsi nuovamente, ognuno con un nuovo bagaglio di esperienze e scoperte da raccontare, scambiandosi opinioni e risate. Ed  ancora continuare per altri due giorni a vivere insieme il vino e i luoghi di una terra che è terra a sé, un piccolo ricco continente che ti entra nel cuore e se ne appropria, rimanendo suo ostaggio per sempre. Questa è la Sicilia. E Sicilia En Primeur.

Ovviamente è anche tanto e molto di più, grazie ad AssoviniSicilia che da tempo si fa portavoce di un territorio ricco di bellezza storica e artistica, culturale e paesaggistica come quella siciliana attraverso la promozione dei suoi vini. Dunque, vero e proprio “ambasciatore e custode di cultura e territori” come recita il claim di questa XIX edizione.

Nove gli enotours dall’Etna alle isole Eolie, dalla zona sudest di Noto e Siracusa al sud del Ragusano, dall’ovest del Palermitano e delle Terre Sicane, Pantelleria compresa, fino all’estremo sud-ovest di Marsala e Mazara del Vallo, senza tralasciare neppure il centro dell’isola.

Visite in azienda, masterclass tecniche, wine party e tour alla scoperta del lifestyle locale (Taormina, Castelmola, Savoca) hanno offerto agli oltre 100 giornalisti nazionali ed internazionali accreditati una panoramica completa dell’Isola, per poi concludere l’evento a Giarre in quel giardino dell’Eden che si chiama Radice Pura, un luogo incantato, cuore verde del Mediterraneo, un parco che rappresenta un’eccellenza del vivaismo internazionale con le sue 3000 specie e 5000 varietà di piante, di proprietà della famiglia Faro (Michele Faro è anche il produttore dei  vini etnei Pietradolce).

E proprio qui si è tenuto il convegno a conclusione dell’evento, “Top wine, film, tourism destination”, che ha affrontato, a più voci, temi fondamentali per il turismo enogastronomico in Italia.

AssoviniSicilia, con i suoi 100 produttori associati, è definita oggi dal suo stesso Presidente, Laurent de La Gatinais, “green, pink e young”: green per la vocazione isolana alla sostenibilità ambientale e sociale; pink perchè le donne sono in posizione numerica predominante, rappresentando il 97% degli associati per proprietà, management e direzione tecnica; young per la presenza nel 90% delle aziende dei rappresentanti della terza generazione, la cosiddetta NEXT GENERATION siciliana presentata quest’anno al Vinitaly, giovani che si sono spesso formati anche all estero. Grazie a loro si stanno ponendo le basi per un diverso futuro del vino, pronti ad accogliere le necessarie innovazioni in campo enoturistico.

Nel giro di venti anni la semplice degustazione del vino si è trasformata in un’esperienza decisamente più variegata e la Sicilia è riuscita a compattare vino, gastronomia, cultura e territorio in un’unica immagine, costituendo così un volano strategico per la sua crescita turistica ed economica complessiva. Il 30% dei soci di AssoviniSicilia possiede strutture ricettive, ristoranti, organizza corsi di vario genere (cucina, benessere,…): in pratica unendo le strategie di marketing e di accoglienza al patrimonio culturale e artistico locale, “la Sicilia ha oggi tutte le carte in regola per divenire – ha dichiarato il Presidente Laurent de La Gatinais – “una wine destination di eccellenza”.

Anche il Prof Benedetto Puglisi, co-founfer della BeAcademy di Catania e direttore scientifico del Master THEM in Tourism Hospitality Management, ha concordato sul considerare questo un modello di sviluppo territoriale in crescente ascesa.

L’Italia è al primo posto in Europa per il patrimonio turistico ricettivo, seguita da Germania e Spagna, e la terza nel mondo, dopo USA e Cina, ma, data la contenuta estensione del nostro territorio nazionale, risulta comunque la prima al mondo per densità ricettiva. Le principali mete turistiche? Milano, Venezia, Roma e Firenze; seguite da Verona, Bologna, Torino, Napoli e altre mete di montagna, di lago e di mare.

In tutto ciò la Sicilia risulta al 5° posto in termini di investimenti turistici e ben al 1° posto per i wine resort.

Ora, nel mondo alberghiero più che le stelle valgono i segmenti poichè le stelle sono rilasciate dalle regioni con criteri di assegnazione spesso diversi fra loro e quindi non confrontabili in assoluto. I wine resorts si attestano in genere verso il segmento più elevato, il luxury, e si caratterizzano per un’estensione della struttura in orizzontale, un ristretto numero di camere – in genere fra le 15 e le 50 – ma di maggiore ampiezza e quindi di prezzo più elevato, con conseguente capacità di generare maggior rendimento rispetto ad altre strutture con maggior numero di camere.

La bellezza dei vigneti della Sicilia spesso supera quella di altri luoghi vitati del mondo conferendo una grande potenzialità futura ai wine resort locali, anche se destinazioni di scelta decisamente più recenti rispetto ad altri luoghi dell’isola a carattere squisitamente artistico-culturale o balneare.

Il wine tourism è considerato attualmente un volano per riportare il turismo anche in località un po’ dimenticate o che hanno perso lo smalto del passato poichè possiedono il giusto mix di elementi per diventare un meta turistica di successo.

A tal proposito, la prof.ssa Roberta Garibaldi, corso di Tourism Management all’Università di Bergamo e presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, ha presentato il suo studio annuale in materia, il “Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano e sostenibilità”, che analizza desideri e nuovi comportamenti emergenti del turista. E qui mi soffermerei ad approfondire l’argomento perché decisamente utile a comprendere come muoversi al meglio nel prossimo futuro.

Il turismo può giocare un ruolo chiave nello sviluppo sostenibile dei territori quando adeguatamente pianificato e gestito, oltre ad essere in grado di concorrere a tutelare e valorizzare le risorse ambientali, sociali ed economiche. La sostenibilità è oggi spesso un driver di scelta della meta e non solo della singola esperienza. Ben 7 italiani su 10 – a prescindere dalla motivazione del viaggio – apprezzano il fatto di poter praticare attività a basso impatto ambientale: gradiscono anzitutto che la loro esperienza adotti un approccio green nella gestione dei rifiuti/imballi, come anche l’utilizzo di carta riciclata per locandine e brochure o la scelta di approvvigionamento presso fornitori che adottino pratiche di agricoltura biologica e/o biodinamica.

Tuttavia, volendo affrontare l’argomento in maniera più specifica, dobbiamo tener presente che l’industria del turismo non è climaticamente neutra ed è quindi importante operare sempre nel senso di una riduzione dell’impatto ambientale: tra l’altro oggi la sensibilità del turista verso la sostenibilità non si limita a considerare la sola componente ambientale ma anche la responsabilità socio-economica. La nostra filiera agro-alimentare rappresenta di sicuro un’eccellenza: la quasi totalità delle imprese agricole ha in essere almeno un’iniziativa volta a migliorare l’efficienza di utilizzo delle risorse – acqua, suolo, energia -, mentre circa due su tre valorizzano le risorse umane e si adoperano per mantenere elevati standard di sicurezza sul lavoro. Tale sostenibilità deve essere però comunicata, sia prima dell’esperienza, attraverso brochures, siti web o social media dei luoghi e degli operatori del turismo enogastronomico, sia nel corso del viaggio mostrando al turista come poter contribuire.

Negli anni anche la televisione e la cinematografia hanno rivestito un ruolo importante nella diffusione della conoscenza del mondo del vino, pensiamo alla recente serie TV White Lotus o a movies ormai cult come Sideways, A good Year o Mondovino: da una ricerca condotta per Netflix a livello mondiale, la propensione all’enotour aumenta di circa il 35% in seguito alla visione di movies legati al mondo del vino.

Detto ciò, la Sicilia risulta al primo posto come meta enogastronomica più gradita dai turisti italiani per l’estrema ricchezza e varietà di prodotti ed eccellenze alimentari. Per gli stranieri di tutte le fasce di età, specie europei, sono invece al primo posto le esperienze turistiche legate ai paesaggi naturalima subito dopo quelle appunto gastronomiche. E la gastronomia si è rivelata un ottimo gancio per raggiungere quelle categorie meno attratte dal vino come quella giovanile. In questo settore i giovani preferiscono gli eventi, mentre i più grandi le visite ad aziende tradizionali, ma il connubio cibo-vino-musica sta diventando una formula di successo per tutti. Ma ci sono anche iniziative cibo-benessere, esperienze partecipate (esperienza della vendemmia o del foraging (cioè la raccolta di erbe spontanee, utile anche come corso di sopravvivenza) o anche cibo-arte (basti pensare a strade del vino come quella nella Valle dei Templi ad Agrigento).

La Sicilia ha da tempo scelto i suoi tre pilastri a sostegno del suo turismo enogastronomico: autenticità, qualità e sostenibilità, sia sociale che ambientale. Nel suo intervento il Presidente della Doc Sicilia, Antonio Rallo, ripercorrendo la storia del Consorzio dall’anno della sua fondazione, il 2012, ha rammentato che “tra gli obiettivi prioritari dell’ente esiste quello della conservazione della biodiversità generata dai 3000 anni di viticoltura nell’isola”.

E la Fondazione SOStain Sicilia (Presidente Alberto Tasca), nata nel 2020 grazie al sostegno di AssoviniSicilia e del Consorzio tutela vini DOC Sicilia, promuove la condivisione di best practices finalizzate proprio al rispetto dell’ecosistema e a rendere concreto ed attuabile il concetto di sostenibilità nell’isola. Tre sono i suoi specifici progetti di ricerca: O-I per il riciclo del vetro in Sicilia al 95%  per la produzione di bottiglie leggere; Etico, in collaborazione con Amorim Cork Italia, per donare una seconda vita ai tappi di sughero utilizzati dalle aziende aderenti al SOStain trasformandoli in oggetti di design e devolvendo parte dei proventi ad una onlus del territorio; EduSOStain, in collaborazione con Allianz UmanaMente, con un obiettivo di sostenibilità sociale, quello della formazione professionale nel settore agricolo di soggetti vulnerabili.