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di Daniela De Morgex

Il Consorzio Vino Chianti Classico celebra quest’anno il centenario della sua fondazione, quando nel 1924 fu costituito col nome di “Consorzio per la difesa del vino tipico del Chianti e della sua marca d’origine”.

Nel corso della 31° edizione della ChiantiClassicoCollection a Firenze, alla Stazione Leopolda, il Consorzio più antico d’Italia ha presentato a stampa ed operatori le ultime annate di Chianti Classico, Riserva e Gran Selezione di 211 aziende per un totale di 773 etichette, aprendo poi le porte, nella seconda giornata, anche al pubblico al quale è stata data la possibilità (novità 2024) di acquistare bottiglie da una selezione di etichette tra quelle presentate dai produttori .

La mostra “Chianti Classico Century”, in anteprima proprio alla Collection, ripercorre i 100 anni del Consorzio attraverso il pensiero dei suoi Presidenti e le voci dei suoi soci, in un racconto corale attraverso brevi video proiettati nel foyer della Leopolda. Il Consorzio, che oggi rappresenta il 96% dei produttori della DOCG, ha mutato nel tempo nomi e stili grafici del suo marchio mantenendo però sempre lo storico simbolo del Gallo Nero, emblema dell’antica Lega Militare del Chianti, presente anche sul soffitto del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze ad opera del Vasari. Un marchio forte, che ispira energia e fierezza, collocato oggi frontalmente sul collo della bottiglia o in retroetichetta.

Per comprendere il Chianti Classico è però necessario inquadrarne prima il paesaggio e le sue peculiarità.

Il territorio del Chianti Classico si estende su circa 70.000 ettari tra le province di Firenze e Siena. Si tratta di un altopiano boschivo, tra i 200 e gli 800 metri di altitudine (con quota massima dei vigneti fissata a 700 metri), dai suoli argilloso-sabbiosi ricchi di scheletro, più precisamente galestro alternato ad alberese e arenarie calcaree, ma la tipologia dei terreni cambia parecchio a seconda delle zone. E nonostante dallo scorso anno siano entrate in vigore le UGA, 11 Unità Geografiche Aggiuntive come zone di maggiore omogeneità, la composizione dei suoli non è poi così nettamente differenziata fra loro.

Vendemmia e annata 2022

Con una produzione di 260.000 ettolitri, l’annata non ha avuto gelate in primavera, né grandinate particolari. Il caldo è stato costante per tutta l’estate ma senza picchi eccessivi, permettendo alle viti di adattarsi con maggiore facilità. L’escursione termica abbastanza costante ha permesso un giusto sviluppo fenolico, mentre a metà agosto le piogge hanno garantito temperature più miti ed una riserva d’acqua adeguata alla maturazione finale delle uve. La modesta umidità non ha comportato problemi sanitari, come invece è successo quest’anno.

I Chianti Classico d’annata degustati si sono presentati in maggioranza abbastanza freschi, di giusta acidità e dai tannini spesso già morbidi e di grande bevibilità. Su 62 campioni, 17 sono stati campioni di botte. Qui di seguito una minima personale selezione di assaggi.

Numeri e stime

In un 2023 del vino che ha purtroppo visto a livello globale sia la produzione sia gli scambi internazionali in decisa contrazione per volume e per valore – rispettivamente del 7% e del 4% -, l’Italia resta l’unico paese esportatore ad aver comunque concluso un pareggio rispetto all’anno precedente, confermandosi leader nell’export in volume.

Purtroppo l’ultima vendemmia è stata stimata come una fra le più scarse degli ultimi decenni, a causa degli eventi climatici e della Peronospora, compensata però da un notevole incremento delle giacenze, il più elevato degli ultimi venti anni.

La scarsa produzione ha rialzato le quotazioni dei vini da tavola, mentre nel segmento alto si sono registrate flessioni di prezzo medie per i vini bianchi e maggiore stabilità per i rossi. In prospettiva, si deve però tener presente il generale spostamento in atto verso un consumo di vini rossi meno strutturati e verso i bianchi.

“Se si hanno origini profonde, le crisi diventano opportunità”.

Anche in Toscana la produzione 2023 ha segnato il secondo peggior risultato degli ultimi 50 anni, secondo solo a quello dell’annata 2017. In merito all’export la situazione non è stata molto favorevole ai vini regionali anche verso paesi come gli USA, nonostante la Toscana continui ad evocare bellezza e qualità.

L’analisi dei dati relativi al Chianti Classico fornisce invece una situazione della denominazione in sostanziale equilibrio. A fronte di una contrazione dell’imbottigliato dell’11% causata dalla produzione ridotta e dalle giacenze in alcuni suoi mercati, si è verificata una crescita del valore e della notorietà della Gran Selezione, grazie anche all’entrata in vigore il 1 luglio 2023 del nuovo disciplinare di produzione che permette l’utilizzo delle Unità Geografiche Aggiuntive (UGA) in etichetta, liens del vino al proprio territorio specifico di produzione.

Il Chianti Classico Gran Selezione è stata la vera innovazione del nostro prodotto e continua il suo percorso dinamico col cambiamento della base ampelografica ammessa e con l’inserimento in etichetta delle UGA – ha affermato il Presidente del ConsorzioGiovanni Manetti.

Le vendite del Gallo Nero sono aumentate anche sul mercato interno, assorbendo il 22% del prodotto venduto: il prezzo medio del Chianti Classico (fra le tre tipologie) è aumentato del 7% rispetto al 2022, mentre Riserva e Gran Selezione rappresentano il 42% della produzione ed il 54% del fatturato.

Il primo mercato restano tuttavia gli USA (35%) e a seguire il Canada, dove si è verificato un boom della Gran Selezione con un +50% in termini di volume e di +60% in valore, il Regno Unito col 7% e poi Germania e Svezia, nel cui mercato si è verificato un +8% dei volumi di vendite e un +12% in fatturato grazie alla tipologia Gran Selezione.

“Siamo molto soddisfatti dell’affermazione del Chianti Classico sui mercati internazionali – ha dichiarato il Presidente Manetti – e, in quest’anno particolare, dell’exploit del mercato italiano e della tenuta di tutti gli altri mercati storici per i vini del Gallo Nero. Da alcuni anni il Consorzio sta infatti investendo sul potenziamento dei suoi mercati storici, anche con alcune attività innovative che ci permetteranno di avere una presenza sempre più costante e capillare nei vari Paesi di riferimento”.

“Quest’anno il leit motiv di ogni attività di marketing e comunicazione sarà il Centenario del nostro Consorzio, il più antico d’Italia – ha continuato il Presidente – Nel 1924 furono 33 i viticoltori visionari, possiamo dirlo oggi a distanza di 100 anni, ad avere un progetto comune e decidere di creare il Consorzio. A distanza di un secolo, i soci del Consorzio sono diventati 500, ma gli obiettivi che ci accomunano sono gli stessi di allora. Proteggere il vino che nasce da un territorio altamente vocato e di rara bellezza e accompagnare i viticoltori nell’affrontare i mercati di tutto il mondo sotto l’insegna comune del Gallo Nero”.

fonte dati: ISMEA/Artea