Spumanti sul vulcano? Decisamente una bella sfida, specie se non prodotti con il Carricante (per me vitigno d’elezione in zona per questa metodica), ma con un vitigno intenso e al contempo delicato come il Nerello. Il Niuriddu mascalisi (alias Nerello Mascalese) trae il nome dal suo luogo d’origine, la Piana di Mascali, situato tra il mare ed il versante est del Vulcano e sembra risalire al VII secolo a.C., quando i Greci colonizzarono le coste calabre e del messinese.
E’ un vitigno che cresce su tutto l’Etna, fino alle colline che si estendono verso lo Stretto di Messina dove è impiegato per la produzione della DOC Faro, ma le eccellenze le troviamo nei comuni di Castiglione di Sicilia e di Randazzo: a Rovittello, Solicchiata, Calderara, Passopisciaro e Linguaglossa dove insistono suoli a trama basaltica con presenza di argille, fino ad un’altitudine di 1100 metri sul livello del mare.
Intenso, tannico, strutturato, ma scarico nel colore, il Nerello Mascalese è uno dei vini rossi italiani più eleganti. Le sue versioni più prestigiose vanno sotto la denominazione Etna Doc, una denominazione nata nel lontano 1968 e che si estende a forma di semicerchio avvolgendo il vulcano da nord a sud-ovest. Il punto cruciale è che questo territorio ha una dominante: la grande variabilità di espressione dei suoi vini a seconda dell’annata, dell’esposizione, del versante vulcanico, dell’altitudine, della ventilazione e delle caratteristiche del suolo dei singoli vigneti. Ed è per questo che il versante est, piovoso e ventilato per effetto dell’influenza marina, ritengo sia particolarmente vocato per i bianchi e gli spumanti.
La DOC Etna spumante, nata solo nel 2011, prevede l’uso del Nerello Mascalese nella misura minima del 60% ed una permanenza sui lieviti di almeno 18 mesi. Attualmente risiedono sull’Etna 24 cantine che vinificano spumante con una produzione di circa 150.000 bottiglie, quindi abbastanza limitata. Ciò a causa degli spazi ridotti offerti alla viticoltura dalla Montagna, che mi auguro farà puntare i produttori necessariamente sulla qualità del prodotto.
Oggi esiste una grande richiesta di bollicine sul mercato e in questi luoghi sono presenti tutte le caratteristiche utili alla loro produzione, oltre a quelle intrinseche al vitigno che possiede ricchezza di acidità totale e tannini con un basso PH. Ciò che manca è solo una giusta esperienza che però appare in divenire insieme alla ricerca dello stile più appropriato. Non dimentichiamo però mai, nel giudicare uno spumante etneo, la caratteristica di fondo di questo bellissimo laboratorio vulcanico: la sua estrema variabilità da una contrada ad un’altra, da un vigneto all’altro. Qui ogni cru è un piccolo mondo a sé.
Veniamo alla piccola panoramica sulla spumantistica etnea proposta dal Consorzio per la Tutela dei Vini Etna DOC, con un Pas Dosé, un ExtraBrut e 4 Brut degustati alla cieca e solo successivamente resi noti. Questo l’ordine di presentazione.
- FIRRIATO Gaudensius Blanc de noir
C.da Verzella, Castiglione di Sicilia. Oltre 32 mesi sui lieviti, è un brut agrumato e sapido, con sentori di melagrana, non troppo complesso, ma fresco, giovane e assai piacevole.
- AL-CANTARA Re Befé 2016
“C’era una volta un re, bafè, biscotto e minè”… E’ dall incipit di una vecchia filastrocca popolare siciliana che prende il nome questo extra brut con un trascorso di 36 mesi sui lieviti e che rappresenta l’ultima novità di casa Al-Cantàra. Figlio di vigne giovani in C.da Feudo S.Anastasia a Randazzo, è uno spumante leggermente speziato e agrumato, ma che sa anche di cenere del vulcano, fresco ed elegante. Bottiglie numerate e, come al solito per questa azienda, splendida etichetta disegnata da uno dei giovani artisti siciliani che vi collaborano .
- NUZZELLA Blanc de noir 36 mesi – 2016
Ed ecco l’unico pas dosé della batteria dei sei spumanti proposti dal Consorzio. Un bellissimo blanc de noir con note di camomilla ed origano, verticale, sapido e persistente. Siamo in C.da Selmo, a Piedimonte Etneo, versante NE e per me, con lui, crudo di pesce a gogò.
- DESTRO Saxa Nigra 2014
Un nome latino che significa “sassi neri” per rievocare la località di produzione. Dai vigneti di Randazzo, in C.da Montelaguardia, questo brut agrumato affinato 36 mesi ha una spina acida notevole ed una media persistenza.
- NICOSIA Sosta Tre Santi 2017
E’ l’unico spumante proveniente dal versante Sud, precisamente da C.da Gorna a Trecastagni, da giovani vigne di circa 18 anni. In un’acidità ben bilanciata, prevalgono le note di frutta secca rispetto all’agrume. 30 mesi di affinamento.
- CANTINE RUSSO Mon Pit Blanc de Blancs 2016
Tornando al versante Nord, a C.da Crasà a Solicchiata, la chiusura della nostra degustazione è affidata ad un brut che non è da Nerello Mascalese, come gli altri, ma da Carricante (80%) con un saldo di Catarratto, un blend che lo differenzia da subito in maniera netta. Arancio, gelsomino e mandorla sono le note del territorio che il vino regala. Grande armonia ed eleganza.
Dato il mio amore ancestrale per queste terre, auspico un sostegno forte da parte del Consorzio per questa “nuova” esperienza dei produttori etnei, rimanendo sempre distintivi nel panorama della spumantistica italiana a salvaguardia del brand Etna. Perché solo una crescita improntata sull’ordine e sulla qualità sarà in grado di far spiccare il volo a vini così legati alle annualità e al territorio.