Anche il Lazio può riservar sorprese. E vorrei raccontarvene una.
L’Azienda Le Macchie nasce in una terra di confine come Castelfranco (RI), roccaforte di difesa tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli. I vigneti, ad un altitudine di circa 600 metri s.l.m, si affacciano sulla conca reatina, un tempo occupata dal lago Velino, e guardano le cime del Monte Terminillo che li protegge dai venti gelidi del nord.
Una vista straordinaria ed inaspettata.
Si tratta di un luogo aspro in cui però da sempre convivono l’olivo e la vite e dove il Cervim ha riconosciuto dal 2013 una situazione di viticoltura eroica e dove l’escursione termica tra il giorno e la notte favorisce lo sviluppo di eleganti profumazioni, specie nei vini bianchi. Ereditati terreni con sostanziale presenza di Malvasia e Trebbiano, Antonio Di Carlo, proveniente da una famiglia di ristoratori, decise a suo tempo di investire nel mondo del vino con umiltà e determinazione ed allevare anche varietà internazionali tra cui vitigni nordici bianchi come il Gewurztraminer e il Riesling renano che ben si adattano alle caratteristiche pedoclimatiche di Castelfranco. Tra i vitigni a bacca rossa troviamo invece il Montepulciano, il Sangiovese ed il Merlot.
Ma l azienda Le Macchie ha una sua unicità, un vitigno che la rappresenta in maniera indiscussa: è il Cesenese. Si, avete letto bene…non Cesanese ma “Cesenese”.
Questo clone è stato riprodotto da un’unica pianta superstite di 150 anni, a piede franco, che risulta avere peculiarità differenti rispetto ai ben noti Cesanesi: difatti è stato inserito nel 2014 nel Registro Nazionale delle Varietà della Vite e ogni anno durante la potatura, sotto rigidi controlli, vengono operate selezioni per successivi reimpianti.
L’attuale cantina è dotata di una piccola pressa orizzontale, serbatoi in acciaio con controllo delle temperature, barrique francesi di secondo e terzo passaggio ed una sola botte grande dove per 18 mesi affina il Cesenese.
La cantina storica, invece, situata nella torre superstite del castello di Castelfranco, è rappresentativa della tradizione vitivinicola della zona: i sotterranei, ristrutturati di recente e visitabili durante il wine tour, contengono locali con i resti delle vasche in cui nel ‘400 venivano effettuate la pigiatura delle uve e le relative fermentazioni.
Permanendo le condizioni ottimali per la conservazione e l’affinamento dei vini, vi sono conservate le bottiglie di spumante metodo classico e le pupitres per la seconda fermentazione in bottiglia, il tutto in suggestivi ambienti a temperatura fresca e costante.
Attualmente l’ azienda Le Macchie produce 9 etichette diverse per circa 40.000 bottiglie totali, ed una resa per ettaro molto bassa.
Un suo progetto che varrà inoltre la pena di seguire é quello relativo ad un ettaro di vigneto situato a 1080 metri sul Monte Terminillo, decisamente uno dei vigneti più alti del Centro Italia.
Qui di seguito le impressioni degustative di Silvia durante la visita:
Metodo classico pas dosè “Strappo alla Regola” millesimato rosato 2018.
40% Malvasia e 60% Sangiovese vinificato in bianco. 36 mesi sui lieviti.
Non ancora in commercio, è possibile degustarlo per ora solo presso il ristorante La Foresta di Castelfranco (RI).
Piccoli frutti rossi, pompelmo rosa e melograno lasciano il passo a note di idrocarburi.
Riesling – Lazio IGP bianco 2020.
Sorprendono subito mineralità e freschezza con una leggera nota di erbe officinali.
Campo dei Severi – Lazio IGP rosso 2019.
Uvaggio di Sangiovese, Merlot e Montepulciano. Elegante e minerale, con una frutta rossa che spadroneggia e avvolge sontuosamente il sorso.
L’Ultimo baluardo – Lazio IGP rosso 2019.
Il Cesenese nero trae il nome dalla Torre del paese, ultimo baluardo appunto fra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie. Impenetrabile e strutturato, è dotato di una bella freschezza nascosta da un frutto rosso maturo, unita ad una certa balsamicitá e a note di liquirizia.
Ed infine il mio “amore a prima vista” …
Il Bandolo della Matassa – Lazio IGP rosato 2020 da uve Merlot, uno tra i più buoni rosati del Lazio che io conosca! Scoperto nel 2019 alla manifestazione “Rose…Rosati e Rosè” nel bel complesso termale Grand Hotel Le Terme di Stigliano, è stato il primo vino nuovamente prodotto dall’azienda Le Macchie, recuperando così un’attività abbandonata per circa 40 anni, quando fino agli anni ’70 produceva e vendeva solo vino sfuso, come diffusa tradizione dell’epoca.